lunedì 10 novembre 2008

Scorrevolezza.

Tra un sole vecchio e grasso e una colazione psichedelica di Alan, questi giorni passano carichi di nervosismo e una leggerissima alterazione, causata da sciocchi burocrati che pensano di pigliarti per il culo sfruttando il weekend lungo. Con aria cortese e cordiali saluti mettono pure ultimatum, che loro sono i primi a non rispettare. Addentro a certi suoni finisci per rimanerne invischiato. Oggi però, quasi inconsciamente, una certa voglia si è presentata nel tardo pomeriggio. Voglia inconscia che mi ha portato alla mente una triste ricorrenza di questo mese, denso e malinconico. Il 29, giusto prima di avvicinarci a dicembre (altro mese triste), di sette anni fa, morì George Harrison; il quiet one dei Beatles. Senza farci neppure caso ho pescato un suo disco, ed è stata subito scorrevolezza. Che nella tarda serata è sfociata in voglia di cantare. Cantare quei suoi pezzi leggeri e raffinati, e soffermarsi su quelli che scavano con le parole fino ad una certa profondità. Non dico che l'avessi dimenticato, però ero convinto che certe sensazioni appartenessero ormai a periodi lontani, sia nel tempo che nell'animo. Curiosamente, il disco che ho pescato è dello stesso anno dell'altro disco, quello in cui Alan grugniva nella sua colazione: 1970. Emblematico e affascinante il titolo: All things must pass, doppio album che è il piccolo e riservato (a parte My Sweet Lord...) capolavoro della carriera solista di George, disco che vorrei tanto avere in vinile... Ascoltarlo a fine mese sarebbe stato troppo triste, e credo sia stato "Georgie" stesso a chiamarmi ora, per lasciarmi il tempo di rituffarmi in atmosfere di cui è rimasto solo il retrogusto. Poi sarà il turno di John, in un ideale e malinconico passaggio del testimone che precede, ogni anno, la fine dell'anno stesso... Non potevo dire di no, figuriamoci! Nervoso e alterato va bene, ma irriconoscente mai, diamine! E già mi pregusto i vari Cloud Nine e Brainwashed, il primo dei quali va pure a 33 giri, grazie al cielo! So che tornerò neanche troppo tardi a invischiarmi dentro suoni in cui ricerco molteplici significati nascosti, ma nelle prossime settimane ritornerò a cantare come un tempo, quando i pezzi strumentali erano ancora viaggi che non avevo le palle di intraprendere (e che ora sono diventati scampagnate pressochè quotidiane, con tanto di cestino da pic-nic...). Fino ad allora però, scorrevolezza...

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