martedì 10 novembre 2009

Le nuove frontiere del precariato.

Il governo lo diceva chiaramente stiamo tutti bene.
Il governo ci ha rassicurato,il peggio della crisi è passato.
Solo io noto una certa discordanza tra le due affermazioni??!!!

Certo è che con la crisi o meno il mercato del lavoro in Italia era ed è rimasto decisamente "particolare".
Riepiloghiamo gli effetti della legge Biagi.
1-Flessibilità
...finito.
Lo scopo era creare un mercato del lavoro dinamico e più efficiente, e in effetti in parte questi propositi sono stati raggiunti: la gente cambia lavoro con una frequenza imbarazzante e le tasche di alcuni imprenditori si sono gonfiate a dismisura, a livelli del pube di Rocco Siffredi.
L'inefficienza viene vista solo da una classe lavorativa precaria che non riesce ad assicurarsi un futuro e che ha difficoltà sempre più grosse ad affrontare la quotidianità. In parole povere l'idea del contratto a progetto si è dimostrata fallimentare.
Ma oltre a questo è anche destinata a morire. Ormai la manodopera qualificata, per far fronte ai sopracitati problemi, ha optato per l'emigrazione, quindi una grossa fetta del mercato lavorativo non è più disponibile. L'altra parte si ritrova ad affrontare una metodo di lavoro che ormai risulta inefficiente sia per i datori che per salariati. Il pagamento a provvigione,maggiormente diffuso nei call center che si occupano di vendita di servizi telefonici non rende più in quanto ci troviamo di fronte a un mercato saturo, quindi la permanenza in questi uffici spesso è molto breve. Anche per i gestori dei call center è ormai poco redditizio, infatti le scarse entrate non coprono le spese per il dipendente a progetto, che per quanto basse, impongono spesso il pagamento di un piccolo fisso mensile a titolo di rimborso e di piccoli contributi previdenziali.
Ma la soluzione per questi geni della finanza creativa era solo dietro l'angolo: la partita IVA.
Infatti sta diventando molto diffusa la moda di costringere i dipendenti ad aprirsi una partita IVA per farli diventare autonomi sulla carta ma non di fatto. Infatti ci troveremo di fronte a lavoratori che saranno definiti consulenti e non più collaboratori, in quanto il contratto proposto sarà di semplice consulenza, ma di fatto la possibilità di far stipulare i contratti dipenderà comunque dall'azienda madre fornitrice di un servizio che autonomamente il lavoratore non potrà mai offrire.
Il risultato di tutto questo è che le aziende potranno avere lavoratori a costo zero,non dovranno piu versare contributi, non saranno più tenuti al versamento del TFR, non saranno tenuti all'assicurazione del dipendente.
Questo è un altro colpo fortissimo alla già precaria situazione lavorativa di molti giovani.
L'INPS ha per prima lanciato l'allarme vedendo un aumento dei lavoratori autonomi nella loro banca dati, che già come numero era piuttosto alto(eravamo i secondi in Europa dietro alla Grecia) e ora sempre crescere con la differenza che buona percentuale di possessori di partita IVA in realtà non sarà o difficilmente sarà in grado di versare regolarmente i contributi.
La certezza di questo fatto si avrà solo quando l'ISTAT pubblicherà le sue statistiche, ma le premesse non sono per niente buone.


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3 commenti:

daniele ha detto...

già, questa è l'ultima brillante trovata italiana! Siamo precari, ma autonomi...anzi per scelta!
Per capire ancora meglio quanto è tragicamente ridicolo questo paese, ti segnalo questo sito.

DarkoDeLaSerna ha detto...

a me quello che fa piu male e come la gente subisce questo trattamento passivamente,alcuni coscientemente altri meno ormai offuscati dall'ignoranza diffusa. grazie per la segnalazione,apprezzatissima!!!!

Matthew ha detto...

In questi aspetti siamo davvero all'avanguardia...! Un bel post, però mi sarebbe piaciuto leggere anche la posizione dei sindacati.

Anch'io ringrazio Daniele, ottima segnalazione!