venerdì 16 marzo 2012

Bangladance.


Dicono che questa crisi continuerà ancora a lungo. I più pessimisti credono che non ci sarà mai una ripresa, che si è andati troppo oltre. Bisogna prepararsi al peggio, dicono.

L'insoddisfazione non piace a nessuno ma si fa sempre ascoltare.

Qualche giorno fa sono andato ad una manifestazione bangladese, un migliaio di persone stipate in un teatro. Decisamente troppe penso, e non è il solo indizio che mi fa sentire fuori posto.
Comunque sono li con un amico, il motivo della mia presenza è la mia chitarra che serve ad un ragazzo arrivato a Milano da appena tre mesi. Suonerà tre canzoni qualche ora dopo, stracciato d'hashish e d'alcool.
Mi presentano i loro amici e altre decine di persone che conoscono. Secondo me nel dubbio salutano chiunque passi (lui è James!), tanto di sicuro sono amici del fratello oppure dell'amico.
L. non parla una parola di italiano, e faccio fatica pure a capire il suo inglese, che tira fuori raramente e praticamente solo per ringraziarmi di avergli portato una chitarra.
Mi annoio un po', bevo e controllo il cellulare ogni sei secondi. I pianeti in congiunzione sono la meta preferita del mio sguardo. E dio, ho una gran voglia di fumare. Non perché i miei nuovi amici si ammazzano di canne, non fumo più da tanto; molto semplicemente è un periodo che fumare non mi dà alcuna soddisfazione. Fumerei un pacchetto ogni 4 ore.
Mi rifugio con M. all'interno del teatro, nel “backstage” dove perdiamo il musicista suo amico. Parliamo per un po', e senza accorgerci veniamo circondati da numerose ballerine. La serata sembrerebbe girare al meglio, in realtà ce ne saranno state due forse tre carine e non sono in vena di conquiste internazionali.
Spengo l'ennesima sigaretta e inizia lo spettacolo. L'impianto non è malaccio ma è sottodimensionato, i cantanti urlano dentro i microfoni e al fortissimo rumore della sala si aggiunge quello degli artisti.
Tutti cantano queste canzoni sconosciute, urlano e sui lati i ragazzi ballano tra loro infischiandosene della penuria di donne. Mi trovo a fissare una ballerina, così ripetitiva, ammiccante, ipnotica nei movimenti delle braccia e delle mani.
Lascio il caldo umido e speziato della sala ed esco a fumare, ho in mente “A song for the lovers” di Richard Ashcroft, da “Alone with Everybody”. Non trovo più Venere e Giove nel poco cielo disponibile tra gli edifici, forse ho sbagliato uscita... mi è sempre piaciuto il titolo di quell'album.
Dopo altre esibizioni strazianti, ballerine che tentano di essere provocanti, è il turno del nostro amico che suona canzoni a me sconosciute, ma che hanno grande presa sul pubblico presente che canta, urla incita e chiede altro ancora. La resa è pessima, ma vabeh, chi sono io per giudicare.
Ho voglia di recuperare la chitarra, e proseguire la mia serata altrove. L. avrebbe dovuto suonare ancora ma io ho degli impegni e non posso restare.
Trascino con me M. che mi ha confessa di non amare questo genere di cose, è li solo per il suo grande amico. Mi racconta di aver chiesto lo strumento a tanti suoi conterranei, ma nessuno si era mostrato generoso. Capisco ora la gratitudine di L.
Andiamo in un altro locale per organizzare una futura serata e recuperare la strumentazione lasciata li dal mio socio, mi serve per poter registrare a casa.
Siamo un po sbronzi, ma non abbastanza per non comprare delle altre birre, bere un cocktail porcheria che ha preso M. (qualcosa tipo Vodkatonicmidori) e tornare a casa e fare razzia della scorta di alcolici che tengo sempre per le emergenze (sono in guerra dal 1998).
Giochiamo a poker, e nonostante sia scarso negli heads-up vinco pure.
Faccio sentire al mio amico del giorno le ultime cose registrate e un po' di canzoni che ormai non suono più. È molto tardi, M. va a casa dopo un'ultima sigaretta mentre propone cose che non faremo mai.
Provo ancora a scrivere una canzone per te, quella giusta, onesta, che funziona. Che ostinazione, che cieca fiducia! In tanti anni non è mai successo... anche stavolta qualcosa non va, qualche parola e qualche accordo mi illudono per un po', saranno frammenti da recuperare al risveglio.

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